Nov. 25, 2025 16

Che significa terapia breve e quali sono i suoi principi? Ovvero perché mi piace cosi tanto

Nel mio lavoro sono due le direzioni che mi orientano e mi appassionano. La prima è quella della psicosomatica, della simbologia, dell’albero genealogico, nonché di tutto ciò che si nasconde sotto la nostra consapevolezza e si ripete in modo automatico senza che noi ne siamo consapevoli. Da lì nasce il mio interesse per la psicologia. Negli ultimi anni, però, non posso nascondere l’interesse magnetico per tutto il mondo delle terapie brevi, un po’ per l’efficacia che vedo sui pazienti, un po’ perché lo trovo un connubio molto funzionale, perché si ha bisogno di capire nel profondo, ma si ha anche bisogno di interrompere il disagio in modo rapido.

Nelle terapie brevi, come in altri approcci, il terapeuta assume un ruolo attivo, non ascolta solamente, ma co-costruisce assieme al paziente la strada da percorrere per giungere all’obbiettivo definito dal paziente stesso. Fin dal primo incontro, al terapeuta si chiede di entrare nel mondo del paziente e condurlo a vedere aspetti inesplorati insieme a lui. Per farlo, il primo passo è accettarlo, ovvero riconoscerlo per quello che è, senza imporgli idee preconfezionate, significa ascoltare davvero la sua storia per poterlo aiutare a cambiare prospettiva. Modificare il modo in cui raccontiamo la nostra esperienza significa già di per se modificare le nostre emozioni.

Un altro aspetto chiave è identificare le risorse personali, cioè tutto quelle capacità e qualità che il paziente già possiede e che può sfruttare. Questo è un altro punto estremamente affascinante per me, il paziente possiede già tutto nelle sue mani, deve solo saperlo individuare, grazie al nostro illuminante sguardo. Il che comporta anche che si noi siamo esperti, ma lo sono anche loro, innanzitutto lo sono loro.

Una volta cambiata prospettiva e individuate le risorse, arriva il momento di passare all’azione. Spesso, ciò che mantiene un problema è il fatto che si ripetano sempre gli stessi schemi di comportamento. Le terapie brevi si concentrano quindi sull’interrompere questi schemi di comportamento e introdurre piccoli cambiamenti che, nel tempo, conducano a cambiamenti più grandi, come il tipico effetto valanga, dove una palla di neve cade lungo la montagna trasformandosi in valanga.

Ciò che indubbiamente risuona particolarmente in me, è l’aspetto centrale della persona e non del terapeuta. Offrire alla persona strumenti concreti, perché possa da subito passare dalla percezione di blocco e attesa passiva ad una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie possibilità d’azione. E ancora aiutarla a spostare il focus dall’altro a sé stesso, dall’impotenza alla propria capacità di scegliere e agire in modo diverso nel presente. Noi terapeuti, non siamo lì per riparare le persona, ma per porci accanto a loro, come compagni di viaggio, offrendo sguardo e strategie che possano in quel momento essere utili